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Il paesaggio

Tutti i giorni il Salento sveglia l’Italia. Qui il sole sorge per primo, estrema propagine orientale delle Puglie, detto anche “Tacco dello stivale”.
Il paesaggio in gran parte è stato disegnato nel tempo dal lavoro dei salentini contadini e scalpellini. Persone dall’anima solare, orgogliose delle loro origini, e delle loro tradizioni.
In ogni piccolo borgo vi sono antiche vestigia, monasteri bizantini con frantoi ipogei, chiese seicentesche adornate d’un caldo e luminoso barocco. Strade strette e tortuose su cui si affacciano case a corte, palazzi moreschi e torri d’avvistamento.
Appena fuori paese muretti a secco e piccole paiare e tutt’intorno, la caratteristica terra rossa, gli olivi secolari diffusi in tutta la campagna salentina, offesi dalla Xilella, le distese d’uva che matura al caldo soffio dello scirocco ed il suono insistente delle cicale.

La storia

Caratteristiche costruzioni di forma semiconica sono disseminate nei terreni coltivati. Dimore per attrezzi e brevi permanenze durante la coltivazione della campagna e la pastorizia.
Nel Salento vivevano i Messapi (IX sec. a.C.) e i loro insediamenti sono visibili da Santa Maria di Leuca sino ad Egnazia a nord e Manduria ad ovest.
Il Romanico Pugliese (XI e  XIII secolo), offre eccellenti espressioni come la Cattedrale di Otranto, la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, e l’Abazia di Santa Maria di Cerrate.
Magistrale esempio di di arte greco-bizantina la chiesa di San Pietro a Otranto sorta tra nono e decimo secolo.
Le architetture sembrano istantanee che si sussguono dal romanico al Barocco Leccese sviluppatosi in duecento anni dal XVI al XVIII secolo. Un armonioso merletto di pietra frutto della straordinaria maestria degli scalpellini del Salento.

Cibi e Vini

La cucina salentina, tra prodotti della terra e del mare si afferma come dieta mediterranea. Alla base verdure, ortaggi, legumi ed olio d’oliva. Aromi come basilico, timo, origano, salvia, alloro e rosmarino. Immancabili aglio e cipolla.
Cereali, soprattutto grano per pane, pasta e prodotti da forno. La pasta fatta in casa soprattutto per il pranzo della domenica e delle ricorrenze religiose. A tal proposito la “ciceri e trya”(pasta e ceci) in tavola per la festa di S. Giuseppe. Ancora carni bianche e pesce azzurro, frutta locale come pere, uva, cotogni, fichi, consumati freschi o secchi ed agrumi.
Nel pranzo salentino sono presenti ottimi vini rossi, rosati e bianchi; il vino dei contadini prodotto dai loro vitigni dà corpo un nettare d’uva da gustare con moderazione, detto anche  “mieru”.
Infine tra i dolci il famoso Pasticciotto ed i mustaccioli. Un posto d’onore il Caffè consumato in ghiaccio , soffiato con l’aggiunta di latte di mandorle.

L’ambiente naturale, l’architettura e le tradizioni

Racconto per immagini

Stagno Pantano grande
Area umida

Oasi Naturalistica di grande bellezza, era parte di un’ampia area paludosa che si estndeva da Brindisi ad Otranto. Bonificata nell’800 con una fitta rete di corsi d’acqua dolce convogliati al mare costituisce dal 1978 l’omonima Oasi WWF estesa per 380 ettari dei complessivi 620 della zona umida. Comprende due stagni: Salapi e Pantano Grande, alimentati dalle piogge, sono separati dal mare da dune sabbiose.

Una piscina naturale

La Grotta della Poesia è definita una delle dieci piscine naturali più belle del mondo. Questo specchio di mare turchese circondato da rocce alte dista circa 70 metri dalla costa. Fa parte di un complesso carsico di grotte: la Grande e la Piccola, quest’ultima risiede a 70 metri dalla linea di costa.
La Grotta della Poesia è nell’area archeologica di Roca Vecchia, insediamento databile all’età del bronzo.

i faragliori di torre dell’orso

Nella splendida baia di sabbia finissima di Torre dell’Orso, più volte premiata con la Bandiera Blu d’Europa per la trasparenza e la pulizia del mare, spiccano i faraglioni delle “Due Sorelle”.
La leggenda narra di due sorelle che cercando sollievo dalle fatiche quotidiane, si tuffarono nel mare tempestoso e non riuscirono a tornare. Gli dei, mossi a compassione, le trasformarono nei suggestivi faraglioni oggi sotto gli occhi di tutti.

fra Punta Palascia ed Otranto

Nel Salento le rocce contengono spesso bauxite una composizione chimica di diversi minerali soprattutto ossidi di ferro ed alluminio. Il Lago di Bauxite è al fondo di una sorta di cratere creato dall’estrazione della bauxsite.
Il laghetto si caratterizza per la intensa colorazione verde smeraldo mentre tutt’intorno spicca la terra rossa della cava. Un luogo di grande interesse dal punto di vista naturalistico.

ovvero la grotta degli stracci

La grotta, dall’ingresso alla Cripta, presenta stalattiti, stalagmiti e “La Conca,” una manifestazione idrologica dove acque marine e dolci si mescolano. Dalla Cripta al “Duomo,” si nota un’erosione del Cretacico con roccia meno compatta e una minore presenza di stalattiti. Nell’ultima parte, le acque cristalline del “Cocito” offrono uno spettacolo naturale, con strati d’acqua fredda e dolce sopra e calda e salmastra sotto.

900 anni protati benissimo

La Quercia Vallonea di Tricase, con circa 900 anni, è il più antico monumento vivente della Puglia. Il suo tronco supera i quattro metri di circonferenza, e la chioma copre quasi 700 metri quadrati.
Secondo una leggenda, Federico II di Svevia imbattuto in un tremendo temporale trovò riparo sotto di essa insieme ai suoi cavalieri, dando origine al soprannome “Quercia dei cento cavalieri“.

memoria di un territorio

La Cattedrale, dedicata a Santa Maria Annunziata custodisce il mosaico pavimentale della Cattedrale, voluto dall’Arc.vo Gionata e realizzato dal presbitero Pantaleone (1163-1165), raffigura la “Storia della salvezza” e occupa la navata centrale, il transetto e l’abside. Nel 1480, i Turchi trasformarono la Cattedrale in moschea, distruggendo gli affreschi tranne l’immagine della Madonna. Nel 1481, Alfonso d’Aragona demolì e ricostruì la facciata, mentre nel 1482 fu ampliata l’abside per ospitare i resti dei Martiri di Otranto uccisi il 14 agosto 1480.

Lecce e la sua pietra tipica

Carlo V considerava Lecce un avamposto cruciale e così la nominò Capoluogo regionale. L’antica città fortificata attorno al castello dell’Imperatore, in circa 200 anni, divenne la capitale del Barocco. La committenza religiosa operò questa rivoluzione promuovendo la costruzione e il riadattamento di chiese e conventi, arricchiti con decorazioni, figure e putti scolpiti nella caratteristica Pietra Leccese.
Zimbalo, Riccardi, Cino, Penna sono alcuni degli architetti incaricati della trasformazione urbana.

“la pizzica” dalla civiltà contadina

Il tarantismo era un fenomeno isterico caratterizzato da convulsioni, ritenuto causato dal morso di ragni o tarantole, particolarmente diffuso nel Salento dal Medioevo. Il morso del ragno colpiva soprattutto le raccoglitrici di grano che procurava loro un forte malessere. La danza ossessiva al ritmo di tamburelli e violini era la cura. La chiesa di S. Paolo a Galatina era uno dei luoghi dove si compiva il rito. Il fenomeno declinò nel XIX secolo. La pizzica salentina, legata al tarantismo, è oggi un’espressione culturale che culmina a fine agosto nell’evento “La Notte della Taranta” a Melpignano.

monumento nazionale dal 1870

La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, a Galatina è dichiarata monumento nazionale nel 1870, è un esempio di arte romanica e gotica. Edificata da Raimondello Orsini Del Balzo, custodisce la reliquia del dito di Santa Caterina. La moglie del nobile Maria d’Enghien, alla sua morte, fece affrescare l’interno della Basilica da artisti giotteschi e senesi. La facciata romanica, con ampio rosone finemente scolpito e portali in bassorilievo, introducono al maestoso interno ripartito in cinque navate.

Affidato alle cure del FAI dal 2012

La leggenda narra che l’Abbazia fu fondata dopo una visione del re Tancredi d’Altavilla, mentre storicamente risale tra XI e XII secolo, come cenobio di monaci greci, seguaci della regola di San Basilio Magno rifuggiati nel Salento.
Situata sulla via romana tra Brindisi, Lecce e Otranto, divenne uno dei principali centri monastici del Sud Italia. Dopo secoli di abbandono, la Provincia di Lecce ha realizzato il restauro dell’Abbazia e grazie al FAI  è oggi visitabile.

vicino all’oasi delle cesine

Il borgo di Acaya sorese sul precedente villaggio di Segine, fu ristrutturato e fortificato da Gian Giacomo dell’Acaya regio ingegnere militare tra il 1521 e il 1535, completando le difese iniziate dal padre Alfonso. Il paese ha un impianto ortogonale con sei strade parallele e tre assi perpendicolari, racchiuso da mura con tre bastioni e un castello. L’ingresso principale è la porta di Sant’Oronzo, costruita nel 1535 e decorata con stemmi, tra cui quelli imperiali di Carlo V.

Riscoperta di sapori dimenticati

La cucina leccese tradizionale è principalmente una cucina di campagna, legumi, verdure, ortaggi, ottimo olio e buon vino. Ancora pasta, pane, frise e taralli. I prodotti della pastorizia offrono ottimi formaggi freschi: ricotta, giuncata e primosale. Tra gli stagionati spicca il pecorino, la caciotta e la ricotta forte.
Le carni arrivavano sul desco in rare occasioni, durante le feste si godeva di polli, conigli, agnello, vitello e cavallo.

gusti tipici apprezzati anche al nord

La puccia salentina è una pagnotta tonda e schiacciata, con o senza olive nere. A dicembre, durante la vigilia della festa della Vergine Maria, si consuma per rompere il digiuno.
Il rustico leccese è un’altra delizia: un disco di pasta sfoglia ripieno di mozzarella, besciamella e pomodoro, economico e gustoso, ideale come aperitivo o spuntino. Sono prelibatezze tipiche facilmente reperibili negli alimentari, rosticcerie e bar.

due pietanze dell’antica tavola

Le pittule sono soffici prelibatezze salentine, preparate con pochi ingredienti genuini. Perfette per aperitivi, merende o pasti, sono ideali anche come antipasto insieme a verdure pastellate e crocchè. Le friselle, invece, sono un pilastro estivo: un tarallo biscottato da ammorbidire in acqua e condire con olio, pomodoro, capperi, cipolla, origano e basilico, creando la tipica “Frisa capunata” dal sapore d’estate.

il dolce più famoso di Lecce

Un dolce inventato lo scorso secolo, un po’ per caso. Nacque dalla creatività di un pasticciere di Galatina che fece una porzione individuale della torta pasticcera. Nasceva così è una delle tipicità più note, un morbido e suadente canestro di pasta frolla traboccante di crema. Ogni turista che giunge a Lecce non manca l’appuntamento con questa vera prelibatezza che va consumata calda e resta impressa nel ricordo.

24.000 ettari equamente ripartiti

Il Primitivo è un’uva ricca di polifenoli, che produce vini alcolici e strutturati, con aromi di amarena, prugna e violetta. Se affinato in legno, offre note speziate e tostate. Al palato è caldo, morbido, con tannini avvolgenti. Si abbina a carne e formaggi. Il Negroamaro, coltivato anch’esso in Salento, è simile, ma più versatile (rosso, rosato, spumante). Ha un’alta alcolicità e origini antiche, risalenti alle invasioni elleniche.

il caffè in ghiaccio

In estate, molti popoli apprezzano il caffè freddo in diverse varianti: gelato, panna o granita. Tuttavia, i puristi preferiscono gustarlo senza zuccheri aggiunti. In Europa, il caffè freddo più simile al nostro caffè con ghiaccio viene da Valencia, il “Café del Tiempo”, preparato con ghiaccio e agrumi. A Lecce, il caffè in ghiaccio con latte di mandorla è un rito dal sapore unico, popolare dagli anni ’50 grazie al marchio Quarta.

Terre del Salento