Il mare da un lato, la macchia mediterranea dall'altro.
Per godere del verde che cresce rigoglioso nel Lido serve una passeggiata lungo i vialetti ombreggiati con vegetazione autoctona. Tante varietà che amano il clima temperato del Salento mite d'inverno caldo in esatate: tamerici e colorati oleandri fuxia e bianchi, pitosfori, ginepri e palme. Le piante crescono ombreggaino gli usci di casa ed i campi da gioco. Sull'arenile le tamerici crescono tra le cabine creando angoli incantevoli.
Nel territori circostante le emergenze ambientali più significative sono il bacino dell'Acquatina, il bosco di Cervolara e il Parco Regionale del Bosco di Rauccio.
Lo specchio d'acqua a nord del Lido raccoglie acque dolci dell'entroterra, al tempo dei Normanni era uno stagno pescoso denominato Galtina, nel 700 il pesce migliore come le orate erano vendute al mercato di Lecce a beneficio dei notabili mentre le meno pregiate come le scadenti minosce finivano sulle mense dei meno abbienti. Ci fu agli inizi del novecento un tentativo fallito di prosciugamento mentre negli anni tra il'32 ed il '36 a cura dell'Opera Nazionale Combattenti fu relizzato il decisivo rifacimento del fondale e dei muri di contenimento con pietre e massi giunti sul luogo con una ferrovia costruita allo scopo. L'obiettivo era quello di realizzare la Valle della Pesca. Le vicissitudini della seconda guerra fermarono quel progetto. Una ventina d'anni fa l'Università di Lecce con gli enti locali, l'Unione Europea ed il Ministero delle politiche Agricole e Forestali si fece carico di un nuovo progetto di acquacoltura moderna. Ora per diverse ragioni tutto è il caso di dirlo ristagna.
Il Bosco di Cevolara e di Rauccio sono superstiti di un'ampia area boschiva che copriva il territorio tra Otranto e Brindisi denominata Foresta di Lecce. Nel 1700 si inizio l'opera di disboscamento per far posto alla coltura dell'olivo. Cervolara è un bosco di circa 20 ettari dichiarato d'importanza comunitaria, una fitta lecceta spontanea.
Il Parco di Rauccio costituito da macchia mediterranea e di gariga. Comprende alcune zone umide di notevole interesse ambientale: la Specchia della Milogna, il Bacino Idume, nel quale confluiscono le acque dei canali Rauccio, Gelsi, e Fetida. Una realtà di grande importanza naturalistica, con elevata biodiversità, posta sulle rotte migratorie. La restante parte del territorio è occupata da canneti e ampie aree agricole.
Sulla costa ionica risiede ancora il Parco Regionale di Porto Selvaggio con le torri di Santa Caterina, Dell'Alto e Uluzzo, una zona boschiva alta sul mare realizzata con un rimboschimento dei primi anni '60.